
- La forza del modello sociale europeo
- La legge delega in materia di disabilità
- Le donne tra cura e lavoro
Introduzione
Ugo Ascoli, Giovanna Vicarelli
Il personale sanitario: un esercizio di ricognizione comparato
The Healthcare Workforce: A Comparative Overview
Ivana Fellini
L’analisi comparata degli occupati nel settore della sanità non è un esercizio scontato, pur importante, data la difficoltà di rilevare informazioni comparabili sul personale sanitario e il diverso significato che i dati possono assumere in sistemi sanitari e regolativi diversi. Il contributo propone un esercizio di comparazione basato sui dati della European Labour Survey che mostra la diversa rilevanza del settore socio-sanitario nei paesi europei, la diversa struttura dell’occupazione socio-sanitaria per livelli di qualificazione e la diversa diffusione del lavoro temporaneo, del part time e del part time involontario quali indicatori delle condizioni di impiego e di qualità dell’occupazione nel settore. I risultati mostrano come, tra i paesi europei, vi siano differenze significative sempre legate al disegno istituzionale dei sistemi sanitari e alle più generali caratteristiche di funzionamento dei mercati del lavoro e che riguardano non solo l’importanza del settore ma anche la struttura dell’occupazione per livelli di qualificazione e alcuni aspetti della sua deregolazione.
ENGLISH - The comparative analysis of employment in the healthcare sector is a challenging yet essential task due to the difficulty of relying on comparable data on healthcare personnel and the different meanings these data can assume in diverse regulatory and healthcare systems. This study presents a comparison based on data from the European labour survey, highlighting differences in the relevance of the healthcare and social care sector employment across European countries, in the occupational structure by skill levels, and the prevalence of temporary, part time, and involuntary part-time work as indicators of employment conditions and job quality. The analysis highlights significant differences among European countries, consistently linked to the institutional de sign of healthcare systems and the broader functioning and regulation of labour markets, which affects not only the sector’s importance but also its occupational structure and some aspects of labour market deregulation.
Gli operatori sanitari: la grande fuga
Healthcare workers: the great resignation
Elena Spina
Il fenomeno delle grandi dimissioni (great resignation), espressione che descrive la tendenza all’uscita volontaria di massa dei dipendenti dai loro obblighi lavorativi, ha preso avvio negli Stati Uniti a seguito della pandemia da Covid-19 e si è velocemente esteso al di fuori dei confini americani diffondendosi in molti settori economici. In ambito sanitario questa fuga sta determinando conseguenze non trascurabili. In Italia, essa sembra tuttavia solo parzialmente riconducibile alle condizioni di lavoro determinatesi con la pandemia. Quest’ultima, infatti, avrebbe in realtà soltanto esasperato una tendenza alla svalorizzazione del personale che avrebbe preso avvio dal 2008 a seguito delle politiche dei tagli. Demotivati e stanchi, gli operatori del Ssn stanno continuando ad abbandonare il loro lavoro in cerca di condizioni più dignitose che trovano nel settore privato o all’estero. In particolare, sarebbero le donne e i più giovani ad andarsene, privando il Ssn di forze sempre più indispensabili vista l’aumentata domanda di cure. Per fronteggiare i problemi di recruitment e di retention, e dunque per implementare l’appeal del Ssn, è necessario comprendere le motivazioni più profonde che spingono i diversi operatori ad andarsene al fine di proporre soluzioni adeguate anche in relazione alle diverse culture professionali espresse dalle generazioni attualmente presenti nel mercato del lavoro.
ENGLISH - The phenomenon of great resignation, that describes record numbers of people leaving their jobs after the Covid-19 pandemic, originated in the United States and quickly extend outside its borders, spreading to many economic sectors. In healthcare, this quitting is leading to non-negligible consequences. In Italy, it seems partially due to the working conditions brought about by the pandemic. The latter, in fact, has only exacerbated the trend of staff devaluation that began in 2008 as a result of cutback policies. Demotivated and tired, Nhs workers are continuing to abandon their jobs in search of more respectable conditions that they find in the private sector or abroad. In particular, women and younger people seem to leave more than others, depriving the Nhs of forces that are increasingly essential given the increased demand for care. To cope with recruitment and retention problems, and thus to implement the appeal of the Nhs, it is necessary to understand the deeper motivations that drive different professionals to leave in order to propose appropriate solutions, also in relation to the different professional cultures expressed by each generation who composes the labor market today.
La Medicina di emergenza-urgenza tra tensione alla specificità e competenze agite. Una esplorazione etnografica in due Pronto soccorsi
Emergency Medicine between striving for specificity and acted competence. An ethnographic exploration
in two Emergency departments
Enrico Maria Piras
Il presente studio esplora la crisi della Medicina di emergenza-urgenza (Meu) attraverso un’indagine etnografica condotta in due Pronto soccorsi italiani. La ricerca muove dalla necessità di considerare, oltre alle cause strutturali del fenomeno (es. burnout, conciliazione vita-lavoro, esposizione alla violenza), il ruolo delle pratiche professionali e della cultura organizzativa. Muovendo da un approccio basato sull’analisi delle pratiche lavorative, il lavoro evidenzia come la Meu si trovi in una posizione ambigua all’interno della gerarchia delle specialità mediche, dovendo gestire non solo emergenze reali, ma anche pazienti con bisogni sociali e sanitari non urgenti. Tale collocazione, se per un verso richiede agli operatori di erogare prestazioni che dovrebbero costituire oggetto della pratica professionale di pronto soccorso, per un altro verso lascia agli attori margini di libertà d’azione per interpretare il proprio ruolo professionale, piuttosto che subirne gli aspetti prescrittivi. Questo si manifesta in modo marcato nel caso di quella che qui si identifica come «emergenza dilatata», in alcuni casi medici e infermieri scelgono di attivare le risorse a cui hanno accesso forzando la definizione di «urgenza» e adottandone una estensiva. Il contributo invita a riflettere su come le pratiche lavorative oscillino tra la tutela della giurisdizione di specialità e un agire orientato al migliore interesse del paziente.
ENGLISH - This essay explores the Emergency medicine (Em) crisis through an ethnographic study conducted in two italian Emergency departments. The research stems from the need to consider not only the structural causes of the phenomenon (e.g. burnout, work-life balance, exposure to violence) but also the role of professional practices and organisational culture. Drawing on a practice-based approach, the work highlights how Em finds itself in an ambiguous position within the hierarchy of medical specialties, finding itself managing both real emergencies and patients with non-urgent social and health needs. This position, on the one hand, requires physicians to provide services that should be the object of professional Emergency departments practice but, on the other hand, it leaves actors margins of freedom of action to interpret their professional role, rather than being subjected to its prescriptive aspects. This manifests itself markedly in the case of what is here identified as «dilated emergency»: in some cases, doctors and nurses choose to activate the resources to which they have access by forcing the definition of «urgency» and adopting an extensive one. The work invites reflection on how working practices oscillate between the protection of specialty jurisdiction and acting in the best interests of the patient.
Il lavoro nelle residenze per anziani
Work in the residential care sector for older people
Marco Arlotti, Luigi Bernardi, Mariateresa Ciommi, Ludovica Rossotti
L’articolo analizza le condizioni lavorative nel settore delle residenze per anziani in Italia, con un focus specifico sui lavoratori della cura. In primo luogo, vengono analizzati e discussi i livelli di occupazione nel settore della residenzialità in prospettiva comparata. In secondo luogo, le condizioni lavorative dei lavoratori della cura vengono confrontate con quelle di altri lavoratori con un approfondimento sul caso italiano. Il confronto mostra l’esistenza di condizioni in linea, o migliori, rispetto a lavoratori equivalenti occupati in altri settori. Allo stesso tempo, tali condizioni sono più critiche quando confrontate con i lavoratori della cura occupati nel settore ospedaliero. Infine, i risultati di ricerca vengono discussi alla luce dei principali aspetti problematici caratterizzanti la configurazione istituzionale del settore delle residenze per anziani in Italia.
ENGLISH - This article aims to analyze the working conditions in the residential care sector for older people in Italy, focusing on care workers. Firstly, the employment in the residential care sector is analyzed and discussed from a comparative perspective. Secondly, the working conditions of care workers are compared to other types of workers with a specific focus on the italian case. This comparison shows the existence of conditions in line, or better, than for equivalent workers employed in other sectors. At the same time, such conditions are more critical when compared to care workers employed in the hospital sector. Finally, the research results are discussed in light of the main problematic features characterizing the institutional configuration of the residential care sector for older people in Italy.
Soddisfazione e ritorno economico nelle professioni sanitarie della riabilitazione: gli effetti della differenziazione interna al settore
Satisfaction and economic return in rehabilitation health professions: the effects of internal differentiation
within the sector
Luisa De Vita, Orazio Giancola
Le trasformazioni che hanno interessato il settore sanitario hanno comportato un importante peggioramento delle condizioni di lavoro con una progressiva diminuzione di tutele, reddito, riconoscimento e soddisfazione. In particolare, rispetto alle professioni sanitarie della riabilitazione, se, da un lato, il massiccio ricorso al lavoro autonomo ha ampliato le chance occupazionali permettendo però alle aziende sanitarie di scaricare il costo sui lavoratori, dall’altro l’aumento dei soggetti coinvolti nella governance dei servizi ha fortemente segmentato le condizioni di lavoro creando forti spaccature e disuguaglianze tra i professionisti. A partire da queste evidenze il contributo si concentra sulle professioni sanitarie della riabilitazione presentando i risultati di una survey che ha coinvolto oltre 14 mila professionisti. Il primo obiettivo è l’analisi delle condizioni professionali, il secondo è analizzare come e in che modo la fortissima frammentazione in termini di organizzazione in cui si esercita la professione impatta a livello di reddito, condizioni di lavoro e soddisfazione. I risultati confermano la crescente fragilità di questi professionisti con importanti segregazioni di genere e generazionali, oltre a forti polarizzazioni tra ambito professionale e tipologia di datore di lavoro.
ENGLISH - The changes that have affected the health sector have led to a significant deterioration in working conditions, with a progressive reduction in protection, income, recognition and job satisfaction. On the one hand, the massive recourse to self-employment, particularly in the rehabilitation health sector, has increased employment opportunities but allowed health organisations to shift costs onto workers. On the other hand, the increase in the number of actors involved in the management of services has deeply segmented working conditions, creating sharp divisions and inequalities among professionals. Based on these findings, the paper focuses on the rehabilitation health professions and presents the results of a survey of more than 14.000 professionals. The first objective is to analyse working conditions, while the second is to examine how and in what way the intense fragmentation in terms of the organisational context in which the profession is practised affects income, working conditions and job satisfaction. The results confirm the increasing vulnerability of these professionals, with significant gender and generational segregation and strong polarisation between professional scope and type of employer.
L’ambiente di lavoro e la sua rilevanza nell’attività degli operatori sanitari
The working environment and its relevance for healthcare activity
Francesca Dinelli, Marco Geddes da Filicaia
In molti paesi, ma in misura più accentuata in Italia, in particolare dopo il Covid-19, vi è un diffuso disagio fra il personale sanitario, con abbandoni del lavoro da parte di medici e infermieri, e una carenza di domande alle scuole infermieristiche e ai corsi di specializzazione in importanti settori: medicina d’urgenza, anestesia e terapia intensiva, chirurgia generale ecc. L’articolo esamina la rilevanza dell’ambiente di lavoro nel contribuire a rendere meno gravosa e più sicura l’attività degli operatori; a facilitare i rapporti personali all’interno dell’équipe e con i pazienti; a favorire l’empatia con colleghi e con gli utenti; a ridurre la fatica fisica e psicologica-emotiva. Vengono presi in esame i layout dei percorsi, descritte le tecnologie esistenti a supporto degli operatori per ridurre gli sforzi fisici, l’importanza degli spazi verdi, le modalità di abbattimento del rumore e l’applicazione di tecnologie perrendere l’ospedale smart, valutando come quest’insieme di iniziative possa rendere più tutelato e meno faticoso lo svolgimento delle attività assistenziali.
ENGLISH - In many countries, but to a greater extent in Italy and particularly after Covid-19, there is widespread discomfort among healthcare personnel, with many doctors and nurses abandoning their jobs and fewer applicants to nursing schools and to specialization courses in critical fields such as emergency medicine, anesthesia and intensive care, and general surgery. This article examines the relevance of the working environment in alleviating the physical and emotional burdens of healthcare professionals, enhancing safety, facilitating teamwork and relationships with patients, promoting empathy among colleagues and patients, and reducing physical, psychological and emotional fatigue. The article discusses the layout of hospital spaces, technologies de signed to ease physical strain on healthcare workers, the importance of green spaces, strategies for minimizing noise pollution, and the application of smart technologies. It evaluates how these initiatives collectively can contribute to making care activities safer and less exhausting for healthcare providers.
Lavorare per la salute. Sfida od opportunità?
Working for health? Challenge or opportunity?
Serena Sorrentino
Il settore della salute, già sotto pressione, ha visto amplificarsi le sue criticità con la pandemia. Sono emerse fragilità sistemiche come la carenza di personale, l’assenza di investimenti tecnologici e la desertificazione dei servizi territoriali. Tuttavia, è stato il lavoro degli operatori sanitari a garantire la tenuta del sistema. Oggi si evidenziano disuguaglianze di genere nei ruoli dirigenziali e retributivi, oltre a un’inadeguatezza del sistema contrattuale, che penalizza l’evoluzione professionale e la multidisciplinarità. La frammentazione tra pubblico e privato, con salari e condizioni diseguali, amplifica il problema. È urgente ripensare il modello sanitario: non più basato sulla prestazione ma sugli esiti di salute, con un approccio integrato che valorizzi il lavoro come pilastro del sistema. Occorrono investimenti in formazione e aggiornamento, una contrattazione più equa e regole che pongano il lavoro al centro del progetto di salute per la comunità.
ENGLISH - The healthcare sector, already under pressure, experienced exacerbated challenges during the pandemic. Systemic weaknesses such as staff shortages, lack of technological investment, and the erosion of territorial services have emerged. However, it was the work of healthcare professionals that ensured the system’s resilience. Today, gender inequalities in leadership roles and wages are evident, alongside an inadequate contractual system that hampers professional development and interdisciplinarity. The divide between public and private sectors, with unequal pay and working conditions, further amplifies the issue. Rethinking the healthcare model is urgent: it must shift from being performance-based to focusing on health outcomes, adopting an integrated approach that values labor as the backbone of the system. Investments in training and professional development, fairer contracts, and policies that place labor at the heart of the community health project are essential.
La forza del modello sociale europeo
The European social model’s strength
Manos Matsaganis
L’articolo riassume la tesi principale del libro "Who’s afraid of the welfare state now?" (Hemerijck e Matsaganis, 2024), ovvero «Chi ha paura dello stato sociale ora?», secondo la quale siamo entrati in una nuova epoca di ampio consenso politico, fondato sull’accettazione dell’idea che robusti sistemi di protezione sociale, se ben disegnati, rendono le nostre economie più dinamiche, le nostre società più serene e le nostre democrazie più forti. Il welfare europeo ha dato un contributo importante alla gestione delle ricadute sociali della crisi finanziaria globale dei primi anni dieci e al superamento della crisi pandemica dei primi anni venti. Questo contributo ha ormai reso in larga misura obsolete le vecchie polemiche contro il welfare che imperversarono per molto tempo dopo la fine del trentennio glorioso. Oggi non stiamo più vivendo sotto il segno dell’austerità, né sotto quello della sfiducia nello Stato sociale. Nonostante ciò, le idee superate connesse alla fase dell’ascesa ultraliberista resistono per inerzia nell’immaginario collettivo. Su questo punto il nostro libro suona una nota di dissenso: con una piccola dose di iperbole, si potrebbe concludere che il welfare europeo gode di ottima salute.
ENGLISH - This article summarises our book’s "Who’s afraid of the welfare state now?" (Hemerijck and Matsaganis, 2024) main thesis, according to which we have now entered a new era in which the welfare state, especially in Europe, enjoys broad political consensus, grounded on the realisation that robust systems of social protection render our economies more dynamic, our societies more cohesive, and our democracies more resilient. European welfare states have made a significant contribution to mitigating the social impact of the global financial crisis of the early 2010s, and those of the pandemic of the early 2020s. This contribution has made obsolete the old controversies around the supposed incompatibility of a strong welfare state with a high-performing economy that raged for many years following the oil crises of the 1970s. We no longer live in the austerity era, nor in the era of no confidence in the welfare state. In spite of this, old debates originating in a previous period of neoliberal ascendancy are still persisting by inertia in the collective imagination. On this point we sound a note of dissent: exaggerating only a little, our book asserts that, on the whole, european welfare states have never been so strong.
Cosa ha partorito la montagna? Nota sull’attuazione della legge delega in materia di disabilità
What has the mountain given birth to? Note on the implementation of the disability delegation law
Ciro Tarantino
Il saggio ricostruisce il processo storico nel quale si inserisce la recente riforma di una porzione significativa del sistema di welfare per le persone con disabilità, rintracciando le diverse logiche e forze sociali che si sono cristallizzate nella serie di provvedimenti normativi che la compongono. L’ipotesi è che, dietro divergenze all’apparenza minute, si celi un marcato disaccordo sullo statuto sociale delle soggettività disabili e sulle forme di convivenza.
ENGLISH - The essay reconstructs the historical process in which the recent reform of a significant portion of the welfare system for people with disabilities is embedded, tracing the different logics and social forces that have crystallised in the series of regulatory measures that make it up. The hypothesis is that, behind seemingly minute divergences, there is a marked disagreement on the social status of disabled people and the forms of coexistence.
La Riforma per le persone con disabilità: la valutazione di base, il progetto di vita e l’inclusione lavorativa
The Reform for people with disabilities: basic assessment, life project and employment inclusion
Valerio Serino
Negli ultimi anni, l’attenzione rivolta al mondo della disabilità sul versante internazionale, europeo e italiano ha incentivato l’adozione di politiche incentrate a favorire la piena partecipazione e inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita. In Italia oggi si parla molto delle politiche in favore delle persone con disabilità. È in atto una riforma sostanziale che è stata definita, in maniera semplicistica, come «Riforma della disabilità», partendo dalla legge 22 dicembre 2021, n. 227 «Delega al Governo in materia di disabilità», e concludendosi per ora con il d.lgs. 3 maggio 2024 n. 62. Il titolo della nuova norma già delinea il perimetro degli interventi: «Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato». Inoltre, è essenziale che nel progetto di vita individuale personalizzato e partecipato abbia una importanza significativa il ruolo del lavoro. La nuova riforma deve essere analizzata nella sua interezza, valutandone anche le implicazioni nel mondo del lavoro e gli sviluppi che avrà sulla vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
ENGLISH - In recent years, increasing attention to the issue of disability at the international, european, and italian levels has driven the adoption of policies aimed at promoting the full participation and inclusion of persons with disabilities in all areas of life. In Italy, there is currently significant discussion regarding policies in support of individuals with disabilities. A substantial reform is underway, which has been somewhat simplistically referred to as the «Disability reform». This process began with law no. 227 of december 22, 2021, titled «Delegation to the government on disability matters», and, for now, has culminated in legislative decree no. 62 of may 3, 2024. The title of the new regulation already delineates the scope of the intervention: «Definition of the condition of disability, basic assessment, reasonable accommodation, and multidimensional evaluation for the development and implementation of the individua lized, personalized, and participatory life project». Moreover, it is essential that employment plays a significant role within the individualized, personalized, and participatory life project. The new reform must be analyzed in its entirety, also considering its implications for employment and the impact it will have on the lives of persons with disabilities and their families.
La maternità in Italia: un ostacolo per il lavoro femminile
Motherhood in Italy: an obstacle for women’s work
Azzurra Rinaldi
La maternità rappresenta un ostacolo significativo alla partecipazione femminile nel mercato del lavoro in Italia, dove il tasso di occupazione delle donne (63,8%) è tra i più bassi in Europa. Il calo delle nascite, scese sotto le 400.000 unità nel 2023, riflette la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, acuita da una carenza strutturale di servizi e politiche di sostegno. Le disuguaglianze emergono anche nell’occupazione: il 69% delle donne senza figli è attivo, contro il 58% delle madri, spesso relegate a part-time involontario (31,3%) o costrette a dimissioni per l’assenza di supporti adeguati. Il lavoro di cura non retribuito, pilastro trascurato delle società moderne, impegna le donne il doppio rispetto agli uomini e rappresenta un valore economico rilevante (12% del Pil in Italia). Questo scenario è alimentato da un sistema patriarcale e capitalista che perpetua disparità di genere, relegando le donne al ruolo di caregiver. Interventi strutturali, come il potenziamento dei servizi per l’infanzia e una riforma del congedo di paternità, uniti a un cambiamento culturale, sono cruciali per promuovere un sistema più equo e un mercato del lavoro che valorizzi pienamente le competenze acquisite dalle donne italiane e non solo.
ENGLISH - Motherhood represents a significant obstacle to women’s participation in the labor market in Italy, where the female employment rate (63,8%) is among the lowest in Europe. The decline in births, which reached below 400.000 in 2023, reflects the difficulty of balancing work and family life, exacerbated by a structural lack of services and supportive policies. Inequality also emerges in employment: 69% of women without children are active in the workforce, compared to only 58% of mothers, who are often relegated to involuntary part-time work (31,3%) or forced to resign due to inadequate support systems. Unpaid care work, a neglected pillar of modern societies, occupies twice as much of women as men and represents significant economic value (12% of Italy’s Gdp). This scenario is driven by a patriarchal and capitalist system that perpetuates gender disparities, relegating women to the role of caregivers. In order to promote a more equitable system and a labor market that fully values the skills of italian women, structural interventions, such as strengthening childcare services and reforming paternity leave, are crucial.
Conciliazione e condivisione per rompere la segregazione delle madri nel mondo del lavoro
Reconciliation and share responsibility to break mothers’ segregation within the world of labor
Susanna Camusso
L’inverno demografico è un tema ricorrente nel dibattito pubblico italiano, ma poco si pone l’accento sulle sfide quotidiane affrontate dalle madri per tenere insieme il carico di cura non retribuito che pesa sulle donne e la loro occupazione in un mercato del lavoro dove avere figli costituisce un ulteriore svantaggio nel gap di genere. Il contributo evidenzia come nel discutere di natalità occorrerebbe abbandonare retorica e politiche di bonus, per implementare una serie di misure che è possibile ricondurre a due ambiti fondamentali: conciliazione e condivisione. La prima include politiche di welfare per la prima infanzia e politiche lavoristiche, innanzitutto per permettere la permanenza delle madri al lavoro. La seconda promuove la condivisione tramite i congedi, il tempo e la compartecipazione al lavoro di cura. Ad essere rimarcato è ciò che si individua come la vera questione da affrontare: la necessità di rompere una segregazione orizzontale e verticale del mondo del lavoro e che riguarda la questione della cura, oggi classificata come attitudine femminile al massimo da supportare un po’, e che costituisce invece un nodo economico essenziale, un tema di sviluppo oltre che di qualità della vita. Ciò chiama in causa una politica per una genitorialità condivisa e la necessità di rivalorizzare lavori legati alla cura, continuando il cammino di un cambiamento in primis culturale.
ENGLISH - The demographic decline is a recurring theme in the italian public debate; however, insufficient attention is given to the daily challenges faced by mothers in balancing the burden of unpaid care work, which disproportionately falls on women, and their employment in a labor market where having children further exacerbates gender disparities. This contribution highlights the need to move beyond rhetoric and bonus-based policies when discussing birth rates, advocating instead for the implementation of a series of measures that can be grouped into two fundamental areas: reconciliation and share responsibility. Reconciliation encompasses welfare policies for early childhood and labor policies, primarily aimed at enabling mothers to remain in the workforce. Shared responsibility focuses on parental leave, time allocation, and joint participation in care work. The core issue that needs to be addressed is emphasized: the necessity of dismantling both horizontal and vertical segregation in the labor market concerning care work, which is still classified as a female inclination – one deemed worthy of some support but actually representing a crucial economic issue, a matter of development, and a determinant of quality of life. This calls for policies that promote shared parenthood and the need to revalue carerelated professions, continuing the path toward a primarily cultural transformation.
La cura informale di persone anziane con bisogni di Ltc: raccomandazioni dai principali framework internazionali
Informal care of older people with Ltc needs: recommendations from the main international
frameworks
Cristina Calvi, Giorgia Casanova, Giovanni Lamura, Federico Soffritti
L’assistenza informale è la spina dorsale dei sistemi di long-term care (Ltc), ma raramente viene posta al centro delle politiche di questo settore. L’articolo propone un modello per la sistematizzazione e l’analisi delle raccomandazioni internazionali in materia di cura informale fornite dalle principali istituzioni che si occupano di politiche di assistenza agli anziani a livello europeo. La tassonomia delle raccomandazioni in ambito di informal care qui presentata ne consente la riproducibilità per fini scientifici e, allo stesso tempo, ne facilita l’adozione da parte dei policy maker per meglio indirizzare le politiche e gli interventi a supporto dei caregiver informali.
ENGLISH - Informal care is the backbone of Long-term care (Ltc) systems, but it is rarely placed at the centre of policies in this area. The article proposes a model for the analysis and systematisation of international recommendations on informal care provided by the main european institutions dealing with care policies for the older people at european level. The taxonomy of recommendations on informal care presented here allows its reproducibility for scientific purposes and, at the same time, facilitates its adoption by policy makers to better target policies and interventions to support informal caregivers.
Contro una legge che divide l’Italia
Against a law dividing Italy
Giulio Marcon
Il saggio affronta i problemi e le contraddizioni della legge sull’autonomia differenziata, prima della sentenza della Corte costituzionale di novembre 2024 (e prima della sentenza di gennaio 2025 della Corte che ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo sulla parte sopravvissuta della legge), che l’ha sostanzialmente affossata nelle sue disposizioni più importanti. Il testo analizza le possibili conseguenze negative dell'autonomia differenziata sui diritti sociali e l’unità del paese nella cornice delle permanenti diseguaglianze tra Nord e Sud e di un sistema di welfare insufficiente a rispondere alla realizzazione dei diritti costituzionali alla salute, all’istruzione, al lavoro. Il saggio evidenzia la pericolosità di un progetto politico e normativo rivolto a creare le condizioni di una separazione delle regioni ricche dal resto del paese, pur rivendicando le ragioni di un federalismo solidale e democratico capace di esaltare le specificità locali nel quadro di un paese unito e dai diritti indivisibili, geograficamente ed economicamente. Il progetto dell’autonomia differenziata invita le forze democratiche a pensare ad una prospettiva diversa e alternativa capace di coniugare autonomia e solidarietà.
ENGLISH - The essay addresses the problems and contradictions of the law on Differentiated autonomy, before the Constitutional court’s november 2024 ruling (and before the Court’s january 2025 ruling declaring the abrogative referendum on the surviving part of the law «inadmissible»), which essentially «scuttled» it in its most important provisions. The paper analyses the possible negative consequences of Differentiated autonomy on social rights and the unity of the country within the framework of both the permanent inequalities between North and South and a welfare system insufficient to respond to the realization of constitutional rights to health, education and work. The essay highlights the danger of a political and regulatory project aimed at creating the conditions for separating the rich regions from the rest of the country, while claiming the reasons for a solidarity-based and democratic federalism capable of exalting local specificities, within a country united geographically and economically, with indivisible rights. The project of Differentiated autonomy suggests democratic players to think of a different and alternative perspective, able to combine autonomy and solidarity.